di Salvo Barbagallo
Ci riteniamo soddisfatti quando ci vediamo costretti a ripeterci? No, di certo, ma non c’è azione possibile diversa per riportare all’attenzione un problema che governanti (regionali e nazionali), politici (regionali e nazionali) ignorano, volutamente o forzatamente non sappiamo. Quindi, prima di mettere in evidenza la “notizia”, preferiamo rimandarci a un nostro articolo pubblicato nell’agosto dello scorso anno, dal titolo “Muos: non “C’era una volta…”, c’è ancora. Così si apriva quell’articolo: “L’oblio (difetto della memoria, vocabolario Treccani) ha molte connotazioni, soprattutto quando è forzato e non spontaneo: L’oblio inteso come processo naturale di perdita dei ricordi per attenuazione, modificazione o cancellazione delle tracce mnemoniche (Psiconline), nella pratica del quotidiano è assimilabile alla circostanza (per esempio) che di un argomento non si parli per un tempo prolungato, sino al punto che poi, conseguenzialmente, viene depennato dalla memoria attiva. Ciò, ovviamente, non significa che un argomento non esista. In fondo è come le antiche favole che iniziavano “… C’era una volta…” per raccontare cose che non avevano alcuna attinenza con un presente.
Questo (tortuoso?) giro di parole per cercare di riportare alla memoria del quotidiano vivere la (ir)risolta questione del MUOS di Niscemi, di quell’apparato satellitare installato (abusivamente? No di certo…) dagli Stati Uniti d’America in territorio siciliano, il cui uso “bellico” ai Siciliani non è noto e (probabilmente) è sconosciuto anche alla stessa ministra italiana Roberta Pinotti e allo staff di generali che la circondano.
L’oblio di cui gode il MUOS, grazie ai mass media e alla “opinione” pubblica distratta da tanti eventi (per lo più tragici) permette una serena operatività ai militari venuti d’Oltre Oceano a gestire gli impianti (…)”.
Eh sì! Non solo l’oblio ma anche la disattenzione, il disinteresse/interessato, e chi più ne ha, più ne metta.
La notizia (ignorata, o quasi…): alcuni giorni addietro sette attivisti “No Muos” sono stati rinviati a giudizio dalla Procura della Repubblica di Caltagirone, sono accusati di avere partecipato nell’aprile del 2013 ad “una adunata sediziosa di circa cinquanta persone riunitesi all’esterno dei locali del commissariato di Pubblica Sicurezza di Niscemi al fine di manifestare ribellione e ostilità nei confronti del personale della Polizia di Stato nell’esercizio delle sue funzioni, usavano violenza, consistita nell’aggredire e nel prendere a spintoni o nel profferire parole offensive nei confronti degli stessi pubblici ufficiali della Polizia (…).
Beh!, non c’è che dire… o commentare. Nei giornali, in questi giorni, si ricorda e si “festeggia” il Sessantotto (sic!), oggi parliamo di “adunate sediziose” che, alla base, hanno una “protesta” contro impianti bellici “stranieri” piazzati nel cuore della Sicilia.
Ci ripetiamo, quindi. Di certo la maggior parte degli italiani sconosce l’esistenza del Muos e cosa sia, e potrebbe facilmente scambiarlo per la “Mousse”, il prelibato dolce d’origine francese a base di panna e uovo con aggiunta di cioccolato e frutta (e variazioni…). Quindi occorrerebbe spiegare che c’è una grande differenza tra MUOS made in USA e MOUSSE made in Francia; bisognerebbe far comprendere alla gente che il MUOS (a differenza della MOUSSE) non si mangia, ma è uno strumento di guerra che “divora” chi gli sta contro.
Sette attivisti “No Muos” finiscono sotto processo? Ma che notizia è? Non è notizia? Notizia sarebbe stata se sotto processo fossero finiti quanti (ministri e governanti…) hanno consentito la realizzazione di questi pericolosi impianti di guerra in Sicilia. Ma ciò potrebbe essere materia per un bel libro di fantascienza…